L’origine di ogni proposta ILC nasce da un’ispirazione di Ilaria Spadacenta, Managing Director dell’azienda, e dal successivo scambio di idee con i reparti tecnici e produttivi. La scintilla iniziale, quindi, a cui avevamo accennato raccontando l’origine delle collezioni è un momento unico e cruciale per il brand, potremmo quasi definirlo il “Big Bang” delle pelli ILC. Gli stimoli che accendono la creatività dell’imprenditrice sono numerosi e distribuiti in ogni ambito della vita, anche nei più intimi riti quotidiani, come fermarsi a leggere un libro o ascoltare una canzone. Per capire e apprezzare ancora di più l’anima delle collezioni ILC facciamo un breve viaggio immaginario insieme a Ilaria Spadacenta e alle sue passioni.
Se potessi scegliere ora, dove ti piacerebbe trascorrere un weekend di serenità?
Sicuramente in Toscana – risponde Ilaria senza esitazioni. - Ho vissuto a Firenze 7 anni e mi sono trovata benissimo, per me resta la seconda casa anche col passare degli anni: è qui che andrei oggi per un piacevole weekend cittadino. Se, invece, dovessi scegliere un fine settimana nella natura, il senese e la Val d’Orcia sarebbero la mia meta. Sono paesaggi unici, di una dolcezza inimitabile, il mio motto è: Toscana forever!
E per un weekend dedicato all’arte?
Andrei a Roma, è la città che mi emoziona di più, rappresenta la maestosità.
Restando nel mondo dell’arte, quale stile pittorico ti attrae maggiormente?
Ho imparato ad apprezzare l’arte contemporanea solo negli ultimi anni, grazie a mio marito, ma il periodo che mi ha sempre affascinato è quello dell’Impressionismo. Mi piacciono i dipinti, mi perdo in quei paesaggi e la mia fantasia va oltre, supera i confini della tela. A volte immagino di poter passare una giornata accanto a un pittore impressionista, accompagnarlo nel suo cammino esplorativo con la tela sotto il braccio e fermarmi a osservarlo mentre sceglie quel particolare angolo di osservazione, magari sulla sponda di un lago. Darei anche un titolo a questo mio sogno: “a spasso con Monet”.
Immagina di poter viaggiare nel tempo, in quale periodo storico ti piacerebbe essere trasportata?
Da ragazza avevo una passione per l’epoca del 18°-19° secolo, avrei voluto vivere a corte, mi attirava l’idea di poter far parte di quelle ambientazioni caratterizzate da fasto e opulenza. Oggi, con la maturità, se qualcuno mi facesse scegliere, risponderei: rinascerei proprio in questi anni, non vorrei mai perdermi, infatti, il periodo che stiamo vivendo. Credo che siamo immersi in un fatto storico epocale e so che, quando passerà l’emergenza, niente sarà come prima. I segnali erano già nell’aria, ma ora sono inequivocabili: dobbiamo tutti rallentare.
Ti piace leggere? Hai degli autori preferiti? Tendi ad affezionarti a uno scrittore?
Oggi riesco a leggere meno di un tempo, perché la testa è piena di altri pensieri, ma un libro in corso di lettura non manca mai. Di solito scelgo in base al momento e posso alternare letture di saggi a romanzi leggeri. Leggere è un momento per sé molto importante, da difendere. In questo momento sto leggendo “La donna degli alberi” di Lorenzo Marone, un autore – napoletano come me – di cui avevo già apprezzato le opere precedenti. Ho ricevuto questo libro da mia cugina che me l’ha spedito con la dedica dello scrittore e ho capito subito che sarebbe stato il libro perfetto per questi giorni così particolari. Parla di una donna che lascia la sua quotidianità piena di sovrastrutture per trasferirsi in una casa di famiglia in un bosco e da lì comincia una nuova fase della vita. È un romanzo poetico che invita a ragionare sull’importanza della forza d’animo che ognuno possiede dentro di sé, a cercare la bellezza nei dettagli della vita e spinge a coltivare l’essenziale. Insegnamenti preziosi.
“Lascio dietro di me le cose che non comprendo, quelle che non posso cambiare, lo sguardo ostile di chi non ti conosce, le bottiglie di plastica, la città piena di assenza, i cellulari che rubano il tempo. Lascio il mondo dei vincenti, di quelli che si sentono tali, il frastuono dei loro bolidi, la televisione dell’apparire, le cartacce per terra, l’auto davanti alla discesa dei disabili, il menefreghismo diffuso. Lascio l’idea che non ci si debba annoiare…”
Com’è il tuo rapporto con la cucina?
Ovviamente la mia cucina è “Made in Naples”, su questo non transigo. Non sono, però, una persona rigida sull’italianità, mi piace assaggiare i piatti dei luoghi dove sono, ma la mia cucina è campana. Adoro il cibo e cucinare: la cucina per me è amore e passione, come il lavoro. Ho la fortuna di fare un lavoro in cui posso esprimere tutta me stessa: ILC non vende solo pelli, vende la passione e il servizio che offriamo. Lo stesso vale per le ricette perfette che non sono il risultato solo di tecnica e ingredienti, ma dell’amore che aggiungi alla preparazione.
Concludiamo con una sigla musicale?
“La vie en rose” è senza dubbio la canzone che amo di più da sempre. Mi piace la musicalità francese in generale, ma questa canzone, anche solo nel titolo, rappresenta il mio approccio alla vita, rispecchia il mio modo di essere e di affrontare gli eventi. Sappiamo che ci sono situazioni in cui sembra impossibile trovare un lato positivo, ecco, in questi casi, io me lo creo interiormente.